Rivedendo la mia casa, anche se di vecchia costruzione, non antica, costruita intorno agli anni sessanta, mi sembra meravigliosa, col suo piccolo giardino intorno, come la cornice di un quadro d’autore.
Mi sedetti nella veranda che affacciava su una parte del giardino, dandomi il piacere dei suoi aspetti e profumi. C’erano diverse farfalle che volteggiavano e anche insetti solerti tra i fiori. Erano da immortalare!
I gerani come orgogliosi aprivano la loro varietà di colori, e alcune dalie e anche le belle strelitzie con le sue grandi foglie picciolate e la loro particolare infiorescenza a spata, mentre avvinta ad un vigneto c’è sempre stato un rampicante di rosa comune, che cresce a mazzetti rossi come il sangue, qualche calla e piante aromatiche più in giù. Mia madre amava decisamente le piante.
Altri fiori abbellivano i loro balconi del palazzo che avevo di fianco.
Mi circondavano i colori che avrebbero annunciato il cambiamento, dall’inverno grigio e assolutamente più smorto, dal riavvio incessante fino al compimento della natura, fino allo sbocciare dei semi, fino all’apertura dei boccioli.
Regalava anche a me un movimento di stagione?
Al dunque, ogni stagione ritrova la sua bellezza, ma il risveglio, l’apertura alare della vita miracolosa e stupefacente appartiene soltanto al tempo della primavera. Come dargli torto?
Dove l’arbusto dormiente invoca il suo risveglio, così come una pianta, mi sentivo essere richiamata alla vita. Non potevo sottrarmi agli eventi. Non potevo che schiudermi ed ascoltare quel vivo sentire, come un tumulto che spinge ignaro dalla tua vita, succinta di forza furente dava un segno, uno scalpiccio, non potevo divellermi da tutto questo.
Dal romanzo: Ritornare a vivere